Il valore del cibo è il valore che gli diamo!

Mangiare è un bisogno primario: tutti abbiamo bisogno di cibo per sopravvivere e il cibo deve essere in quantità adeguate e deve coprire i fabbisogni del nostro organismo anche a livello qualitativo.

La produzione degli alimenti determina un impatto ambientale: le emissioni di gas serra responsabili dei cambiamenti climatici (Carbon Footprint), i consumi e le modalità di utilizzo delle risorse idriche (Water Footprint), e la quantità di terra (o mare) biologicamente produttiva necessaria per fornire le risorse e assorbire le emissioni al sistema produttivo (Ecological Footprint).

Se già di per sé l’impatto ambientale degli alimenti risulta problematico, diventa completamente inutile se poi questi alimenti invece di essere consumati vengono sprecati.

Un passo fondamentale per sensibilizzare le persone sul tema dello spreco alimentare è quello di aiutarle a capire il valore del cibo.

Dalla fotografia dello spreco scattata dal Rapporto “Il caso Italia” dell’Osservatorio Waste Watcher International,  emerge che lo spreco alimentare in Italia è superiore dell’8% rispetto al 2023: sprechiamo pro capite 30 kg di cibo all’anno e 2,447 kg ogni mese.

Tutto questo costa 290 € annui a famiglia, pari a oltre 7 miliardi e mezzo solo per il cibo gettato nelle case (1 punto PIL) e 13,5 miliardi per l’intera filiera agroalimentare italiana.

Si spreca di più nelle città e nei grandi Comuni (+ 8%), si spreca di più a sud (+ 4% rispetto alla media nazionale) e sprecano di più le famiglie senza figli (+ 3%) e soprattutto i consumatori a basso potere d’acquisto (+ 17%).

A preoccupare è l’allarme sociale che emerge da un quadro di forte incertezza generale: dal punto di vista socio-economico, il ceto che si autodefinisce popolare (“mi sento povero e fatico ad arrivare alla fine del mese”), e che in Italia conta oltre 5,7 milioni di persone, presenta un allarmante aumento del 280% di insicurezza alimentare rispetto alla media italiana.

Si aggiunga a questo quadro che un consumatore su due a basso potere d’acquisto (ceto popolare) cerca cibo a ridosso di scadenza per risparmiare, e che il 41% sceglie il discount a scapito del negozio sotto casa o del supermercato. Inoltre, il 77% ha intaccato i risparmi per fare fronte al costo della vita, il 28% ha tagliato ulteriormente il budget per la spesa alimentare.

E’ di fondamentale importanza iniziare a diventare consapevoli che lo spreco del cibo sta danneggiando l’ambiente, alimentando sempre di più l’inquinamento globale, pertanto sarebbe opportuno produrre meno e meglio (in termini di qualità), ma anche consumare (mangiare) meno e meglio. Spendere meno significa inoltre inquinare meno e sprecare meno, con la possibilità di risparmiare risorse e denaro, guadagnandoci in salute.